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saggistica 

Letteratura e psicologia spirituale: come diventare più affabili

Letteratura e psicologia spirituale: come diventar...
Letteratura e Carlo De Marchi
LA FORMULA DEL BUONUMORE
 
Ares, 2017
pp. 144 - € 13

“Essere capaci di rapporti amichevoli non è un optional nella vita di una persona”. L’apertura sorridente a chi ci sta intorno facilita all’altro e a noi il rivolgerci la parola. Affabilità: affascinante l’etimologia di una parola così disusata ma di cogente attualità.
Come si dice nella prefazione, questo è il testo che in tanti avremmo voluto scrivere ma non ne saremmo stati in grado… Carlo De Marchi, laureato in Lettere (si vede) poi dottore in Teologia morale (si vede), oggi sacerdote, studia da tempo l’affabilità in autori arditi come Tommaso d’Aquino, Tommaso Moro, Francesco di Sales. Qui avvicina i suoi studi alla nostra quotidianità invasa dall’ego… Arroganza, autoreferenzialità, antipatia e cafoneria. E scavando nel baule di altri autori classici – Manzoni in primis – e contemporanei, li lega con il filo solido di una scrittura pure cordiale, accompagnandoci a considerare – utilissimo compito per le vacanze – a che livello si trova ciascuno di noi.
La formula del buonumore.  Con i 5 rimedi contro la tristezza è un testo che, con uno stile tutto suo, segue la rivoluzione di papa Francesco. Cortesia, eleganza, buone maniere, autoironia: siamo sempre nella sfera semantica dell’amicizia e dell’amore al prossimo. Che sia una strada da seguire?
Laura Prinetti

avere avere avere o essere

avere avere avere o essere
Zygmunt Bauman
HOMO CONSUMENS
Lo sciame inquieto dei consumatori
e la miseria degli esclusi
Erickson, 2009
pp. 164, € 10,00
 
Il sociologo Bauman parla di società liquida e del sorgere di una nuova specie di poveri: gli esclusi dal consumo.
Nella società liquida ciò che aveva importanza il minuto prima perde di valore il minuto dopo, “tutto scivola via”, da ciò che per sua natura è più effimero, la moda, a ciò che dovrebbe orientarci, la morale.
La persona non si riconosce tanto in ciò che è ma in ciò che ha, o meglio in ciò che riesce a procurarsi in anticipo rispetto “al branco”, così la marca di un orologio o di un’auto mi definisce e mi descrive più puntualmente di una conoscenza personale. Sono, esisto, in quanto consumo. E “la vita di un consumatore non si riduce all’acquisto e al possesso di qualche cosa. Non si riduce nemmeno al fatto che ci liberiamo di ciò che abbiamo acquistato due giorni fa. Ciò che la contraddistingue più di ogni altra cosa è il perenne movimento”. L’homo consumens è incapace di fermarsi; e non solo su un oggetto, ma anche sulla sua stessa vita, intento com’è a cercare di procurarsi l’immagine di un Sè che in realtà non esiste. Chi non riesce a entrare in questo circuito è escluso, additato - secondo Bauman - come incapace di contribuire alla ricchezza del Paese.
La pars construens affidata alle scienze sociali è di riportare al centro l’uomo, con tutta la sua umanità, appunto, compreso il dovere morale di prendersi cura dell’altro.
Adriana Amorese

Libertà e politica

Libertà e politica

Quinto Tullio Cicerone

MANUALETTO DEL CANDIDATO

Manni, 2004  e 2008

pp. 76, € 8,00
In piena campagna elettorale americana potrebbe sembrare evidente lo scopo con cui la rivista segnala questa lettera che Quinto T. Cicerone scrive al più noto fratello, Marco Tullio, in occasione della sua candidatura, nel 64 a.C. In verità, senza escludere il messaggio politico, l’obiettivo è più ampio e investe in generale i meccanismi della comunicazione.

La consapevolezza che l’opinione pubblica “va plasmata e guidata al fine di trasformarla in un vento costantemente a favore”; la necessità del “gradimento”, più importante del messaggio che si trasmette; l’abilità nell’ottenere “che quanti ti debbono riconoscenza, e quanti invece aspirano ad ottenerla da te, capiscano che per loro non vi sarà altra occasione per sdebitarsi, o per renderti loro grato”; i salutatores, che vanno a rendere omaggio a più candidati, facendosi “corteggiare”, pronti al passaggio da un candidato all’altro; l’homo novus, che deve solo apparire tale, senza esserlo…

Potremmo continuare, ma vogliamo lasciare che il lettore gusti e colga atteggiamenti e meccanismi mentali d’altri tempi, ma a lui ben noti, di questa perla, in verità edita da qualche anno. Il libro è per tutti, ma ne consigliamo la lettura al nuovo elettorato!

Silvia Renieri






Arno Stern e Peter Lindbergh

 

FELICE COME UN BAMBINO CHE DIPINGE

Armando, 2006

pp.160, € 15
 

Nel campo del disegno infantile Arno Stern è ritenuto il primo esperto di “educazione creatrice” e lo scopritore della “formulazione”.

Che cos’è la formulazione? L’autore la definisce “manifestazione naturale ma non comunemente conosciuta che, al contrario della creazione artistica, esclude qualsiasi destinatario”. Secondo la sua tesi questa nasce nel bambino e segue un processo evolutivo in tutti gli stadi della vita. Si deduce che i simboli del mondo che il bambino dipinge secondo il suo sviluppo motorio sono elementi strutturali nati dall’inconscio: libero nel suo atto creativo, il piccolo mette in scena un universo a sua misura. E la formulazione svolge un ruolo essenziale che si manifesta su più livelli: inizialmente figure primarie, poi oggetti-immagine e tracciati, infine figure essenziali.

Arno Stern esercita, sin dal 1946, la pratica di educazione creativa all’interno di uno spazio da lui creato, il “Closlieu”. È un vasto atelier di pittura per bambini, frutto di sue lontane esperienze come educatore in un Istituto per orfani di guerra, a Parigi, poi tra remote popolazioni (nella foresta dell’Amazzonia, in Nuova Guinea, nelle savane e nel deserto) presso le quali passò alcuni periodi per approfondire gli studi. Ricorda con commozione: “Quando davo un foglio di carta ad un bambino della foresta vergine, questi lo riempiva spontaneamente con i segni e le figure caratteristiche della formulazione”. Tutte queste esperienze, non comuni, gli hanno dato la certezza che la formulazione è un codice di validità universale.

Nel suo libro, Arno Stern si rivolge, con fare agile ma approfondito, a educatori, insegnanti e anche genitori, attraverso un breve incontro e ad un immaginario colloquio con un bambino che sta felicemente dipingendo nel Closlieu: lo segue senza minimamente interferire con consigli o correzioni nel suo lavoro. Qui il piccolo ha a sua disposizione colori a tempera, matite, pennelli, e materiali indispensabili per la pittura, nonché fogli di carta e tele, da fissare, a opera conclusa, con puntine alle speciali pareti.

Il testo è anche arricchito da belle immagini fotografiche (non a colori, peccato!) di un maestro dell’obbiettivo, il fotografo tedesco Peter Lindbergh, istantanee nelle quali è evidente la felice concentrazione dei bambini che nel dipingere stanno realizzando un prezioso vocabolario della loro infanzia. Con gesto creativo, naturale, in cui vive e “scorre il flusso della formulazione”.

Roberto Bertola