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Non perdeteci tempo! (nè soldini)

Non perdeteci tempo! (nè soldini)
Markus Zusak
IO SONO IL MESSAGGERO
Frassinelli, 2015
pp. 404 – € 17,90
 
 
Imprecazioni, bestemmie, turpiloquio: ingredienti che, da pagina 4 in poi, ci convincono presto che questo cosiddetto best seller è solo una perdita di tempo e un insulto alla cultura letteraria…
Gli aspetti problematici erano mille, ma speravamo che tutti quei dialoghi finissero e iniziasse la storia vera e propria... Ma poi abbiamo capito che è il “modus operandi”, ossia quel che il risvolto di copertina definisce “il suo stile unico: sa raccontare la vita delle persone comuni in modo straordinario, dando un senso speciale anche alla più ordinaria delle esistenze”. Per carità…
Il lettore ideale? A nostro parere quello che non ha ancora colto che dopo un primo vero best seller – in questo caso La bambina che rubava i libri è meritato– gli editori chiedono spesso all’autore di produrre una seconda opera, per un successo “di riflesso” oppure riesumano quella che avevano scartato, sulla scia della "bella". E questa però è una vera porcheria.
Carlotta C. con la redazione

Belli solo titolo e copertina...

Ruta Sepetys
UNA STANZA PIENA DI SOGNI
Garzanti, 2014
pp. 306, € 17,60
 
Giallo all’americana, avvincente e ben narrato, ma di ambiente e contenuti discutibili. Non solo Josie è figlia di una prostituta che - nella New Orleans degli Anni Trenta - non è riuscita ad evitare la gravidanza, ma la madre non le vuol bene e le infligge ogni genere di angherie, psicologiche e non. Josie però ha molte risorse e trova l’affetto ed il sostegno che le mancano in Willie, la tenutaria del bordello, e nei Marlowe, padre e figlio, proprietari della libreria in cui lavora fin da piccola. Naturalmente il libraio-padre muore e l’amicizia con il libraio-figlio potrebbe trasformarsi in amore, se lui non si rivelasse omosessuale… Per fortuna c’è anche un bel meccanico di gusti normali, con cui poter sognare un comune futuro universitario, che aprirà loro le porte di una vita all’insegna del sogno americano del selfmade man. Non mancano incursioni nei Quartieri Alti, dove incontra i notabili benpensanti nelle loro ipocrite vesti di mariti felici e fedeli cristiani (cattolici): sono infatti quasi tutti clienti delle cosiddette “nipoti” di Willie, che facendo colazione ogni mattina pensano bene di renderla edotta sui loro gusti stravaganti in fatto di sesso. Dimenticavamo, c’è un assassinio, un falso alibi, la fuga forsennata per schivare la vendetta, un infarto, colpi di scena e un funerale stile Bocca di RosaL’autrice ha poi il coraggio, nei ringraziamenti, di definirlo un romanzo storico! 
Carlotta C.

Solo un prodotto...

Sara Rattaro
NON VOLARE VIA
Garzanti, 2013
pp. 264, € 18.00

Furbissima la strategia: presentarlo come storia della famiglia di un bambino autistico. In realtà è tutt’altro ma prima di capirlo uno ha già speso e soprattutto perso tempo dietro alle pagine. E’ vero, c’è un figlio autistico in questa famiglia, ma la tematica che prevale sul resto è l’impossibilità di stargli dietro. Il padre rifiuta la fatica della sofferenza e inizia a rifugiarsi nel suo primo amore, quello dell’adolescenza, andando a riesumare lei e combattendo invano contro se stesso. Alla fine, sì ve lo diciamo come va a finire, anche la moglie si va a cercare l’amante perché pare l’unica soluzione al problema e questo povero presunto protagonista non era il bambino, di cui poi si saprà sempre meno, ma il caos interiore e l’adolescenza non risolta di questi due coniugi. Ipocrisia del marketing.
Laura Prinetti

Meglio il silenzio

Meglio il silenzio
Maurizio Sbordoni
STAVO SOFFRENDO MA MI HAI INTERROTTO
San Paolo, 2013
pp. 306, € 14.00

Purtroppo questa è una storia vera di un figlio che viene a sapere – nel colmo della sua tranquilla vita di 40enne - che la madre ha un tumore. Racconta così, per cercare di sdrammatizzare, le visite e le chiacchierate con lei, nonché i loro dialoghi a casa e in ospedale. Con lo scrivere lui fotografa la sofferenza, o almeno ci prova. Ma non ci riesce bene. Lo stile forzatamente ed affettatamente ironico davvero non è gradevole. Porta ad innervosirsi invece che a partecipare o magari a pregare per loro.
Parte dalla convinzione che chi soffre deve scrivere - alla Leopardi - e in tal caso scriverà bene di sicuro. Ma si contraddice nei fatti, riempiendo anche la pagina di banalità e freddure.  Sarebbe stato meglio un silenzio colmo di significati.
Federico De Tois

Esordire? non sufficit...

Marta Pastorino
IL PRIMO GESTO
Mondadori, 2013
pp. 186, € 17.00
Leggendo la trama sulla quarta di copertina, siamo inevitabilmente attratti da questo libro. Se però commettiamo l’errore di comprarlo, ci rendiamo conto che a volte un bravo editor riesce a venderci un testo mediocre facendolo passare come un capolavoro. È il caso de Il primo gesto che si presenta come un inno alla contraddizione: è, infatti, la storia di una giovane donna fastidiosamente confusa. Evidentemente non in grado di prendere una decisione nemmeno sul colore di un vestito, riesce però a rendersi protagonista di scelte radicali e avventate. La sua vita è contrassegnata da un immobilismo disarmante messo da parte solo in due occasioni: la sua fuga da casa e l’abbandono di suo figlio neonato per andare alla ricerca di un uomo che non ha mai conosciuto, ma che sente di dover cercare. È’ una figura contorta quella di Anna e il lettore si stanca di seguire i suoi ragionamenti senza senso già dopo la prima pagina. Come se non bastasse, l’autrice si sente in dovere di metterci al corrente di dettagli che avremmo preferito non conoscere: le descrizioni dei sintomi vari e delle difficoltà a trattenere gli stimoli naturali dopo il parto. Insomma, una storia banale con un finale, se è possibile, ancora meno sensato di tutto il resto.
Gaia Molinari

Il Nord da non regalare, per evitare figuracce

Jussi Adler-Ossen
BATTUTA DI CACCIA
Marsilio, 2012
pp. 494, € 18.50
 
 
A qualcuno piacerà l'accumulo d'immagini volutamente macabre, talvolta morbose, quell'indulgere in particolari raccapriccianti e nauseanti, la ricerca del male ad ogni costo, la ricerca di azioni gratuitamente violente, la costruzione di personaggi a tinte fosche, psicotici. Ma a chi piacerà?
Oltre a non amare questo barocchismo narrativo e a non apprezzare un libro in cui il massimo del bene è la vendetta sul male, troviamo il romanzo lento, talvolta confuso e spesso contraddittorio, nello sforzo di aggiungere particolari sempre più raccapriccianti, di calcare la mano sulle tinte forti, non conoscendo l'arte delle sfumature. Un giallo in cui il lettore ha già ricostruito tutto cinquanta pagine prima della fine e quasi nei particolari, tanto è scontato, e in cui alcune incongruenze evidenziano la scarsa fantasia dell'autore. A riassumere la povertà narrativa e lo stile di tutta la storia basti tra tutte il feto abortito, portato con sé dalla madre impazzita per ogni dove e conservato per più di dieci anni intatto, senza essere stato imbalsamato.
Dopo La donna in gabbia, un nuovo caso per Carl Mørck, il secondo romanzo della serie della Sezione Q, da tre anni ai vertici delle classifiche internazionali, che pare abbia fatto di Adler-Olsen il giallista danese più venduto. Attenti: sta addirittura per uscire il film…si salvi chi può!
Paolo Ferretti

una ciofeca

Melissa Hill
UN REGALO DA TIFFANY
Newton Compton, 2011
pp. 268, € 8.50
Nel Natale newyorkese Ethan, un prof inglese vedovo e padre di una bimba di 8 anni, compra un prezioso anello da Tiffany per fare finalmente a Vanessa la fatidica proposta di matrimonio. Ma tutto va a rotoli perché nella concitazione di un incidente sulla Fifth Avenue avviene un improvvido scambio di pacchetti e l’anello finisce a Dublino, al dito della donna sbagliata. La caccia al tesoro per riavere il gioiello porterà Ethan a riflettere sui suoi desideri e farà emergere diverse verità nascoste da ciascuno dei personaggi. Parrebbe una lettura piacevole, invece è un romanzo noioso oltre ogni dire, una commediola che si può leggere una pagina sì e tre no, con uno spunto (l’anello e la ricerca) che potrebbe innescare un minimo di suspence sulla trama sentimentale, ma non si preoccupa minimamente di farlo. Non solo si sofferma ampiamente su tutti gli sviluppi, ma si ripete in continuazione, ricapitola, riassume come nemmeno una telenovela all’ora di pranzo. Il protagonista, che fa strage di cuori, è con tutta evidenza uno che si comporta in modo insensato. Anche se i personaggi sono in fondo portatori di valori positivi, il panorama morale è quello solito del medio film americano di buoni sentimenti. La scrittrice è irlandese, ma non respiriamo l’aria di Dublino, nè tantomeno quella di Londra o New York. Una penitenza. 
V.A.

Solo il titolo può piacere...

Brunonia Barry
LA LETTRICE BUGIARDA
Garzanti, 2010
pp. 392, € 11,90
“In un pizzo rotondo il punto di quiete si trova nel centro. Tutte le risposte emergono da lì. Nei pizzi di Ipswich invece il punto di quiete non è facile da trovare. La lettrice deve basarsi sul suo intuito. Nel punto di quiete passato, presente e futuro esistono simultaneamente, e il tempo così come lo conosciamo scompare”.
Nella comunità di Salem, dove è ambientata la vicenda, le donne vedono il futuro attraverso la lettura del pizzo. Anche la protagonista, Towner Whitney, è una “lettrice di pizzo” molto abile, forse fin troppo…ed è in fuga da un passato doloroso, fino a che la morte della nonna non richiede il suo ritorno nella casa dove ha vissuto l’adolescenza, ma… niente è come sembra.
La trama del romanzo è complicata e avvincente come i disegni del pizzo che le donne producono: si interrompe, riprende, cambia direzione per formare un disegno che solo alla fine apparirà chiaro.Fin qui le positività, ma il messaggio che traspare, neanche troppo velato, è che la salvezza si può trovare solo oltrepassando i confini del reale attraverso l’occulto, che diventa la guida delle scelte delle persone e infine la protagonista viene letteralmente salvata niente di meno che dal suicidio della nonna che, apparendole, le dice: “Io sono morta per te” … Abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi e il senso vero della vita piuttosto che perderci in pizzi e merletti!
Adriana Amorese

noto ma brutto

Janelle Brown
UNA FRAGILE PERFEZIONE
Garzanti, 2010
pp. 286, € 18,60
 
“A volte la vita cambia in un istante: un momento hai tutto quello che desideri, quello dopo non ti rimane niente…”. Così Janice perde tutto: l’amore del marito, l’alto tenore di vita e il rispetto degli esclusivi vicini.
Il titolo mal si accorda con quello che ci si aspetterebbe, ovvero il riscatto da tanto dolore attraverso un percorso, arduo, lungo ma capace di far risorgere dalle proprie ceneri una personalità più forte e consapevole. Invece ecco qua il solito cliché ormai declinato in varie salse: droga, perdita del lume della ragione, figlia adolescente che resta incinta e che “fortunatamente abortisce spontaneamente mentre si fa una nuotata in piscina”, figlia maggiorenne che si butta tra le braccia del giardiniere pusher della madre… e via discorrendo.
Qualcuno può dire agli autori che se anche non troviamo per forza gli ingredienti succitati, i libri, se sono buoni, li leggiamo lo stesso?
Michela Angelieri

discutibile, fa discutere (su temi attualissimi)

Charles Martin
DOVE FINISCE IL FIUME
Corbaccio, 2009
pp. 424, € 18,60
 
Ha una malattia incurabile. Le hanno dato pochi giorni di vita. Per questo lui, il grande amore che è diventato suo marito da 14 anni, decide di soddisfare il più grande dei suoi desideri: risalire il grande fiume, il Saint Mary. Per intero. Fino alla fine.
Quel fiume è il fulcro dei loro ricordi, soprattutto di lui. E vogliono che quei ricordi, soprattutto i più duri, emergano una volta per tutte, si superino, si lavino. Come lo scorrere dell’acqua del fiume scorrerà il loro ultimo tempo insieme. “Il fiume rallenta il tempo come se sapesse fermare il sole”.
Certo, la vita ora è cambiata da quando lei era famosa e bellissima: “Esteriormente, non c’era più nulla. La vita professionale di Abbie, la sua bellezza, le curve rotonde, il sorriso fiducioso. Ma era solo l’esterno. Potevamo vivere anche senza. E le cose che non si potevano vedere? La sua passione sfrenata per la vita, il suo intimo desiderio di me, la sua fiducia infantile pressoché in ogni cosa, i suoi sogni incomparabili. Abbie era un guscio… Un debole scheletro vestito da fantasma. L’unica cosa rimasta era il tempo”.
Ma lui sa andare oltre: “Io non sono un saggio…ma una cosa so: alcuni vivono bene, altri muoiono bene, ma pochi amano bene. Perché? Non so come rispondere. Amare bene…è una scelta, qualcosa che si fa tante e tante volte… E nella mia esperienza, se si sceglie di fare così, bisogna essere pronti a soffrire le pene dell’inferno”.
In tempi in cui si parla di vita e di morte con grandi discorsi, questo è solo un romanzo, e non è nemmeno una storia vera. Ma resta la modalità con cui un autore fa vivere ai suoi personaggi questi momenti. L’intensità di un amore inserita in ogni piccolo gesto dei due.
Toccante, fortissimo, a tratti molto discutibile.
Un libro di quelli che si divorano in poche ore malgrado il numero delle pagine. Scrittura fluida, ritratti psicologici profondi. Peccato l’americanata di inserire l’ex sacerdote cattolico (va di moda, da quelle parti, ed è sempre il personaggio positivo!), il pasticcio sul matrimonio finale e forse qualcuno potrebbe essere infastidito dalla descrizione continua del corpo della donna malata, lungo tutto il racconto. Noi crediamo non sia gratuita, ma qualche esagerazione c’è. Sta riscotendo successo editoriale: solo per adulti, con stomaco resistente.
Laura Prinetti

Superficiale, irriverente

Juan Gomez Jurado
LA SPIA DI DIO
Longanesi, 2007
pp. 348, € 16,60

Siamo a Roma, nell’aprile 2005. Papa Giovanni Paolo II è da pochi giorni spirato, Piazza San Pietro è gremita di fedeli e in Vaticano fervono i preparativi per il conclave. Due cardinali (si scrive che siano fra “i favoriti” al soglio papale!?) vengono barbaramente uccisi. Incaricata delle indagini è l’ispettrice di polizia Paola Dicanti. L’inchiesta si svolge fra mille difficoltà, data la delicatezza del caso (pedofilia di alcuni sacerdoti americani). L’autore su questa devianza non si soffermerà più, ma vi dedica tutto l’incipit del romanzo…
In aiuto all’ispettrice, specializzata presso FBI, arriva inaspettato e poco gradito a lei, un personaggio enigmatico, padre Fowler. Proprio lui si dichiara “spia di Dio”.
Il thriller è quindi ambientato ai giorni nostri e alterna fatti veri ad altri totalmente inventati, tra azione e mistero. L’assassino è purtroppo rivelato fin dalle prime pagine, per cui l’intenzione di creare unl thriller fallisce miseramente. Trama debole, quindi. La scrittura sarà anche scorrevole ma a noi non pare rispettoso trattare in modo così superficiale e leggero di tematiche e ruoli sacri. Per questo non riteniamo assolutamente che valga i nostri 17 euro né il nostro tempo.
Qual è il contrario di perla?…
Marcella P., con la redazione

ambientato in Libano, ma non vale l'acquisto

ambientato in Libano, ma non vale l'acquisto
Rawi Hage
COME LA RABBIA AL VENTO
Garzanti, 2008
pp. 254, € 16,40
 
In copertina si legge che …”un ragazzino per le strade di Beirut difende la vita e l’amicizia”. Per questo motivo, e per il fatto che la storia è ambientata in un Paese affasciante ma che si conosce poco, si comprerebbe il libro volentieri. Guerra civile, una cascata di bombe, l’atmosfera realistica. Poi però si inizia a leggere… E nella storia di questa amicizia si insinua sempre più insistentemente la tematica della donna oggetto di consumo e passatempo dei giovani soldato.
Forse la disperazione e la paura della morte possono portare alcuni a farne di tutti i colori, proprio per un carpe diem che potremmo comprendere, ma non riusciamo a cogliere invece perché uno scrittore che si rispetti debba immaginarsi e descriverne così insistentemente tanti particolari. Forse pensa di vendere di più? Peccato, l’idea era buona! la quarta di copertina e le varie presentazioni però non dicono tutta la verità...
Di questo libro sono già stati acquistati i diritti cinematografici e il film è in lavorazione.
Laura Prinetti

umanitarismo commerciale

Masha Hamilton
LA BIBLIOTECA SUL CAMMELLO

Garzanti, 2007

pp. 283, € 16,50
 

Nonostante il tema molto interessante su cui questo romanzo è costruito – l'esperimento di una biblioteca itinerante a servizio delle popolazioni nomadi del Kenya orientale – l'insieme appare vuoto, patinato di umanitarismo commerciale e di una visione della realtà esclusivamente a stelle e strisce. E' accattivante il titolo.  

Martino Ghielmi